Un’indagine condotta nel maggio 2025 ha messo in luce un fenomeno significativo nel rapporto tra cittadini e cavalli: l’83% degli italiani dichiara di non consumare carne di cavallo. Il dato, frutto di una ricerca realizzata da Animal Equality in collaborazione con il centro di ricerche Ipsos, riflette un cambiamento culturale profondo nella percezione di questi animali, sempre più visti come compagni piuttosto che come fonte di alimento.
Un sentimento diffuso di vicinanza agli equidi
Secondo il report, effettuato su un campione rappresentativo di circa 40 milioni di italiani, la maggioranza della popolazione non inserisce la carne di cavallo nelle proprie abitudini alimentari. Le motivazioni sono variegate: una parte degli intervistati afferma di non essere abituata o semplicemente non interessata a consumarla, mentre un’ampia fetta collega la scelta a emozioni di empatia nei confronti dell’animale e a motivazioni etiche, considerandolo più vicino agli animali da compagnia come cani e gatti.
La percezione positiva nei confronti dei cavalli è confermata anche da un altro dato emerso: circa il 73% degli italiani prova empatia verso questi animali, vedendoli non più come semplici animali da lavoro o macello, ma come esseri con cui condividere un legame emotivo.
Consumo in calo e differenze regionali
Nonostante l’Italia sia storicamente uno dei Paesi europei con un consumo relativamente alto di carne equina, il sondaggio rivela che solo il 17% degli italiani che mangia carne, consuma carne di cavallo una volta al mese, una percentuale in diminuzione rispetto agli anni precedenti. Questo consumo si concentra soprattutto in alcune aree come Lombardia e Puglia, dove resta una tradizione più radicata rispetto al resto del Paese.
In alcune realtà locali infatti la carne equina mantiene un legame culturale più forte rispetto alla tendenza nazionale al calo dei consumi. A Piacenza, ad esempio, la tradizione gastronomica include piatti storici come la pìcula ’d cavall e la faldìa, ancora oggi proposti in ristoranti e sagre locali, testimonianza di una cultura culinaria radicata nella zona.
Empatia, etica e richieste di protezioni legali
Un elemento interessante evidenziato dall’indagine è l’aumento della sensibilità pubblica verso il benessere dei cavalli. Una larga parte degli italiani non solo evita di consumarne la carne per ragioni personali, ma esprime anche la volontà di vedere riconosciuti diritti più forti agli equidi, paragonabili a quelli degli animali da affezione. La ricerca evidenzia che è pensiero comune che i cavalli meritino una protezione giuridica più estesa, in linea con la crescente empatia percepita a livello sociale.
Questa spinta ha preso forma anche attraverso iniziative civiche: gruppi animalisti hanno lanciato petizioni per chiedere il divieto della macellazione dei cavalli in Italia, facendo riferimento all’esperienza di paesi come la Grecia, dove la macellazione è stata vietata riconoscendo agli equidi lo status di animali d’affezione.
Un cambiamento culturale di interesse
Questo cambiamento culturale può avere implicazioni non solo per i comportamenti alimentari, ma anche per le politiche di tutela, la tracciabilità e la gestione dei cavalli sul territorio.
In un Paese dove il cavallo ha avuto e mantiene un ruolo importante nella cultura popolare, nel lavoro rurale e nelle attività sportive, ricreative e terapeutiche, la trasformazione del rapporto emotivo e sociale tra cittadini e animali è un fenomeno degno di nota.

























